Il 14 novembre scorso si è aperta la prima di tre giornate dedicate al Congresso delle Cure Palliative al Palazzo dei Congressi di Riccione vicino al lungomare in una mattina estremamente piovosa ma dall’aria leggera, quasi primaverile.
XXVI Congresso nazionale delle cure palliative
Il 14 novembre scorso si è aperta la prima di tre giornate dedicate al Congresso delle Cure Palliative al Palazzo dei Congressi di Riccione vicino al lungomare in una mattina estremamente piovosa ma dall’aria leggera, quasi primaverile.
Il Congresso ha ospitato dalle mille alle mille e cinquecento persone provenienti da tutt’Italia tra medici, infermieri, operatori sanitari, psicologi, terapeuti, per affrontare il tema delle sfide del futuro del medico e dell’equipe palliativista in un mondo che cambia. Diverse sale hanno accolto varie sessioni di lavoro tra conferenze, tavole rotonde, laboratori di ricerca dedicati agli elementi imprescindibili delle cure palliative.
Importanti anche gli incontri sull’etica professionale, sugli aspetti clinici, sul tema della formazione multidisciplinare dell’equipe, sulla qualità delle cure e sugli incontri di confronto con le Associazione di volontariato.
Mettere al centro il malato
Durante una conferenza del venerdì mattina dedicata al “futuro delle cure palliative in un mondo che cambia” si è parlato dell’importanza di mettere al centro dell’attenzione il malato e di come la sua storia debba diventare la “bussola” dell’operato dell’equipe palliativista.
L’incontro tra il paziente e il medico è sempre un incontro tra due persone che percorrono nella continuità un tratto di vita insieme.
Più si conosce il paziente e più le scelte assistenziali saranno aderenti a lui: occorre saper ascoltare il paziente per costruire una relazione efficace.
occorre saper ascoltare il paziente per costruire una relazione efficace.
I medici palliativisti hanno la necessità di cambiare in un mondo che cambia. Le cure palliative cambiano, cambiano i pazienti: occorre una formazione continua per non farsi travolgere dal cambiamento e per esserne invece promotori attivi. L’unico modo per essere tutto questo è lavorare in equipe.
Lavorare in equipe
Come diceva Arthur Bloch
il lavoro di equipe è essenziale
Nessun operatore di cure palliative da solo può ottenere risultati positivi.
Quanto più i bisogni clinici vengono soddisfatti, quanto più è necessario dare risposte ai bisogni esistenziali.
L’assistenza spirituale è una delle dimensioni dell’uomo e delle cure palliative.
L’assistente spirituale è una figura che comincia ad essere presente in alcuni Hospice del Nord Italia.
E’ necessario accompagnare il malato a trovare il senso della vita, il senso della sofferenza e della morte.
Il volontariato
L’Associazione A.V.D. di Reggio Emilia era presente al Congresso con un piccolo spazio di condivisione venerdì pomeriggio.
L’Associazione lavora sul territorio reggiano da 25 anni per dare sostegno alle famiglie che accolgono malati tramite l’inserimento di volontari formati che non sono professionisti ma sanno donare il loro tempo in situazioni di sofferenza per essere di supporto in casi di criticità.
Da anni l’Associazione ha attivato gruppi di mutuo aiuto guidati da un facilitatore per persone in lutto che in questo modo hanno la possibilità di condividere il dolore in uno spazio protetto privo di giudizi, possono esternare le loro emozioni e ogni partecipante diventa ferito e aiutante. Parallelamente a questi gruppi, Angela Frattini, arteterapeuta secondo il Metodo Stella Maris accompagna le persone ad accogliere ed elaborare la perdita tramite esercizi guidati nei gruppi igienico-terapeutici di acquerello in un costante confronto con il Dott. Denis Saccani, Responsabile scientifico dell’Associazione A.V.D.
Angela Frattini – arteterapeuta del colore secondo il Metodo Stella Maris e collaboratrice presso l’Associazione Culturale Stella Maris.
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