Questa settimana, alla Scuola Stella Maris di Bologna, abbiamo intervistato Sonia Mastrotto, un’operatrice socio-sanitaria della Cooperativa sociale vicentina PIANO INFINITO che promuove la persona e la solidarietà.
In questa intervista Sonia ci descrive come nel percorso quadriennale di arteterapia del colore ha trovato non solo una specializzazione applicabile alla sua professione, ma uno strumento per affrontare quegli inevitabili momenti di scoramento che accompagnano la vita professionale di un operatore del sociale.
Oggi che i casi di burnout saltano alla cronaca per le conseguenze disastrose che generano, un percorso formativo che possa evitare i momenti di crisi è una scelta responsabile delle strutture socio-sanitarie.
Stella Maris: «Sonia, hai appena terminato a Maggio il quadriennio arteterapeutico alla Scuola del colore Stella Maris di Bologna. Puoi dirci il titolo della tua Tesi, una tua impressione complessiva su questo periodo importante della tua vita e qualcosa sugli esaminatori?».
Sonia Mastrotto: «Il titolo è: “Il tema del sacrificio nel Metodo Stella Maris: quando l’Arte diventa Terapia”. Per me tutta la continuità della Scuola è stato un gran nutrimento. Perciò nonostante il grande impegno, che ha comportato grandi sacrifici, in realtà questa formazione, impegnativa anch’essa, non l’ho mai sentita come un peso.
Avevo necessità dei contenuti e dell’esperienza che potevo fare alla Scuola Stella Maris. Ciò che più mi ha colpito degli esaminatori, che poi sono stati i nostri docenti, è senz’altro il loro giudizio finale. Che in realtà è un profondo messaggio, una preziosa indicazione per il mio futuro da Arteterapeuta».
Stella Maris: «Quindi, in contemporanea a questo quadriennio da Allieva, tu hai operato in ambito sociale tra Montecchio, Montebello e Brendola (VI) nella cooperativa Piano Infinito. Chi decide di entrare in questa attività così delicata e al tempo stesso così impegnativa, che tipo di persona è?».
Sonia Mastrotto: «Chi lavora nel sociale solitamente lo fa animato da uno spirito di cura e servizio: chi sceglie di fare l’operatore socio sanitario piuttosto che l’infermiere, l’educatore ecc. cerca nel lavoro un senso che non sia solo quello produttivo. Non voglio con questo denigrare i settori produttivi senza i quali non avremmo di che vivere, ma posso dire con cognizione di causa che lavorare nel sociale non è per tutti. Essere a contatto con il dolore, il disagio, la sofferenza ogni giorno ti porta a toccare i tuoi limiti come persona. Inoltre è un lavoro di equipe e occorre saper collaborare per il bene della persona e mettere da parte le proprie personali convinzioni».
Stella Maris: «Il vostro è sicuramente uno dei lavori più stressanti, quanto conta la professionalità?».
Sonia Mastrotto: «Si lavora con un supervisore proprio perché spesso lo stress del lavoro unito alla difficoltà di relazione con i colleghi creano tensioni alle volte insanabili. Si ha a che fare con il mondo dell’anima sia per chi ha bisogno del nostro servizio, ma anche per gli operatori che non possono esimersi dal metterci calore, umanità pazienza e comprensione. La professionalità in tutto ciò aiuta moltissimo proprio per non essere troppo “pancia”: non c’è spazio per compatimento e pietismo. Compassione e pietà, invece, vanno conquistate. Non è facile quando un utente sia esso disabile, anziano, psichiatrico o tossicodipendente, per citarne alcuni, ti aggredisce verbalmente e fisicamente. Neppure lo è stare davanti con la giusta quiete alle loro incessanti, ripetitive e spesso ansiose, ossessive richieste che ti logorano, a lungo andare. Spesso vieni trascinato nel loro vortice di paura e dolore, ed è lì che nascono i guai. Nella relazione di aiuto occorre non ci si metta in simmetria, altrimenti si ha già perso in partenza».
Stella Maris: «Da Professionista a Professionista, consiglieresti questo percorso a chi come te già lavora?». Sonia Mastrotto: «Quanto ho detto prima può già far capire come, per un operatore sociale o sanitario esperto, sia fondamentale frequentare un percorso di conoscenza di sé e autoeducazione quale offerto dalla Scuola Stella Maris. Occorre nutrire e ripristinare le tante energie che vengono assorbite e consumate da queste persone. E sebbene un ritorno possa già esserci, per il fatto che “ci si sente utili”, tuttavia alla lunga non è sufficiente a compensare il logorio provocato dalla vicinanza continua al disagio. Con conseguente senso di frustrazione, rabbia e stanchezza».
Stella Maris: «E per te, personalmente, qual è stato il significato dell’incontro con l’Arteterapia del colore secondo il Metodo Stella Maris».
Sonia Mastrotto: «Per me è stato necessario, dopo un po’ di anni di lavoro nel sociale, trovare un canale per nutrirmi: contenuti dell’antroposofia e dell’arte mi hanno dato una marcia in più nel mio lavoro, ma soprattutto mi hanno permesso di ricollegarmi “al perché avevo scelto” questo lavoro. Non solo ti dà degli strumenti artistici da poter proporre, ad esempio in un laboratorio pittorico o di modellaggio, ma soprattutto la visione antroposofica dell’uomo ti schiude nuove chiavi di lettura: in chiave di destino, dolore, malattia ecc. Ciò che prima non aveva senso ora assume un nuovo significato proprio alla luce dell’Antroposofia mentre con il colore possiamo trovare un modo per sostenere queste persone, che hanno spesso il canale cognitivo compromesso ma le scopri letteralmente “affamate” sul piano del buono del bello e del vero».
Stella Maris: «Come Medici, Insegnanti, Poliziotti, Psicologi la categoria degli Operatori in ambito socio-sanitario subisce gli agguati della sindrome da burnout. Dopo un po’ ci si sente “bruciati, scoppiati, esauriti” da stanchezza e frustrazione. Riflettevo perciò sul tuo doppio impegno a Vicenza nella cooperativa sociale e a Bologna nella Scuola per Arteterapeuti del colore e la domanda sorge spontanea: Sonia, con questo doppio carico la frustrazione… lascia o raddoppia?».
Sonia Mastrotto: «Lascia! La frustrazione sparisce perché si agisce con cognizione di causa e strumenti adeguati. Non ci si sente più in balia di forze che ti trascinano: posso quindi opporre e proporre alle varie situazioni percorsi mirati, artistici o igienici. E addirittura terapeutici, se in collaborazione con un medico. Bisogna agire a ragione veduta in questo mare di sofferenza, altrimenti ne vieni risucchiato. E, come chi annega ti trascina giù se non sei esperto, così accade nella relazione di aiuto se non arricchisci continuamente la tua professionalità, se non la nutri con contenuti scientifico-spirituali».
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Stella Maris: «Ringraziandoti, vorrei farti un’ultima domanda. Alcune tue colleghe intervistate hanno affermato che il loro periodo alla Scuola ha portato a maturazione diversi impulsi personali: è stato così anche per te?».
Sonia Mastrotto: «Personalmente devo dire che è maturato in me l’impulso a trasformare il mio lavoro come operatore socio sanitario in Arteterapeuta del colore. Trovando così una nuova professione tutta da sviluppare: un modo diverso di prendermi cura degli altri».
Dott. Andrea Di Furia
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