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StellaMaris

Intervista a Tommaso Virgili i detenuti della Casa Circondariale di Latina


Rossana Pane intervista il professor Tommaso Virgili sulla gestione delle attività formative e culturali del CIPIA 9.

l favorevole riscontro nella realtà personale e istituzionale dei progetti di Arteterapia del colore trova senza dubbio nel Metodo Stella Maris, riconosciuto a livello europeo, e nelle Artiterapeute uscite dalla Scuola Stella Maris di Bologna una solidissima giustificazione.


Ma non è sufficiente a descrivere la buona riuscita del risultato finale


Altro elemento decisivo per portare a buon fine i progetti nelle Case di Riposo, nelle Cooperative sociali, nelle Carceri sono i Responsabili delle varie attività, i quali nel loro lavoro quotidiano con gli anziani, i disabili fisio-psichici e i carcerati assumono il ruolo che ha il Medico con il suo paziente.

Importante perciò è conoscere il “come” viene accolto, da chi ha la responsabilità di introdurre nella propria istituzione o nei suoi percorsi professionali, il percorso di Arteterapia del colore.


Quali sono le domande o l’atteggiamento che suscita in chi – diversamente dall’Arteterapeuta che ha potuto sperimentarsi in un processo conoscitivo e attivo durato 4 anni – è magari la prima volta che si confronta con questo efficace strumento: a cui i difficili fatti odierni richiederanno sempre maggiori applicazioni per irrobustire il livello emotivo-volitivo delle persone.


Lo abbiamo chiesto a Tommaso Virgili, responsabile dell’area didattica carceraria (CIPIA 9), che ha introdotto nelle carceri in cui lavora il percorso di Arteterapia del colore per le detenute e i detenuti della Casa circondariale di Latina.


Stella Maris: Cosa l’ha spinta a interessarsi al progetto di tirocinio della nostra allieva?


Tommaso Virgili: Ho sempre creduto nell’espressione artistica e nell’Arte come mezzo di elevazione spirituale, e personalmente ho sempre coltivato interesse nel campo dell’Arte.


Le arti manuali sono quelle esperienziali della materia e dialogano con la ragione attraverso uno scambio continuo, con il contatto fisico, fino alla definizione dell’oggetto finito.


Tale esperienza lega in un rapporto duale l’uomo e la materia accresciuti entrambi in un valore aggiunto, in maniera diversa, attraverso l’esperienza stessa. La materia diventa oggetto, funzione di altro od opera d’arte, mentre l’uomo è nutrito ed appagato attraverso l’espletamento della volontà e dell’azione.


L’esperienza pittorica invece nasce come impulso interiore, attraverso la volontà vuole e deve esprimere se stesso e la propria persona che lo porta.

Questo, a mio parere, è un processo di libertà e liberatorio.


Pertanto ho deciso di portare all’interno delle mie ore di tecnologia un tipo di Arte che fosse esattamente rispondente al tipo di utenza e ambiente verso il quale sono stato chiamato ad operare. E questo molto prima di conoscere il progetto di Rossana.


Stella Maris: Poi cosa è accaduto?

Tommaso Virgili: Dopo aver sperimentato io stesso il percorso di Arteterapia proposto da Rossana, ho capito che se fosse stata portata questa esperienza nelle carceri, i vantaggi sarebbero stati molteplici: non solo un’Arte che avrebbe dialogato in maniera molto forte all’interno degli individui, ma il Metodo Stella Maris avrebbe dato modo di lavorare in maniera concreta e fattiva nella riabilitazione di persone che devono essere restituite alla società.

Non doveva essere portata solo Arte ma Arteterapia!

Un’esperienza che non doveva produrre solamente qualcosa di concreto, ma che restituisse, reintegrasse agli individui ciò che in loro si era perso, momentaneamente smarrito o mai avuto nel percorso della loro vita ricostruendo e curando la sfera del sentire e del pensare per poi ricominciare ad agire in maniera diversa.


Stella Maris: Con quali figure avete avuto modo di interfacciarvi, interne ed esterne alla struttura, affinché il progetto prendesse forma?


Tommaso Virgili: Lavorando con l’istituzione carceraria, congiuntamente a quella scolastica di cui ero referente diretto, si sono potuti concretizzare i progetti concordati con l’allora tirocinante dott.ssa Rossana Pane e il direttore della Casa Circondariale di Latina, dott. Rodolfo Craia. I primi si sono realizzati nell’anno scolastico 2018-19 e gli ultimi nell’anno scolastico 2019-20.


C’è da dire che i progetti di Arteterapia si sono potuti concretizzare soprattutto grazie alla forza e al significato del Metodo Stella Maris, congiunta al modo in cui l’Arteterapeuta lo porta, a come riesca a farsi ponte affinché il metodo possa dispiegare i sui effetti.

Questo ha fatto agire in me la volontà, proprio perché ho potuto sperimentarlo in prima persona, di diventare un mezzo attraverso il quale l’Arteterapia potesse fluire e giungere a destinazione.


E questo continuo fluire ha continuato a far crescere in me la volontà di essere anche parte attiva del processo, ed è stato meraviglioso vedere come appena terminato il periodo del lockdown, alcuni dei lavori scelti per tematiche sono stati preparati e allestiti in mostra, nell’ambito del Maggio Sermonetano affinché il percorso fatto dai detenuti fosse portato alla luce, e la loro proiezione migliore fosse portata in libertà.


Se anche tu desideri intraprendere un percorso dedicato agli altri, puoi iscriverti alla Formazione arteterapeutica quadriennale della Scuola del Colore Stella Maris di Bologna.

Contattaci per prenotare un colloquio conoscitivo

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