Rita Lavalle ci spiega il senso della sua esperienza con i bambini in Senegal, dove ha realizzato l’obiettivo sociale dell’attività artistica, sentendosi parte attiva di una comunità e imparando che il miglioramento parte dall’assumersi da soli l’iniziativa al cambiamento.
Gli anni della formazione in arteterapia del colore ad indirizzo antroposofico trascorsi tra Torino e Bologna sono stati impegnativi ma ricchi di incontri: le compagne di corso, i docenti, le persone nelle strutture dei tirocini e last but not least l’incontro vero e proprio con il Metodo Stella Maris.
Un percorso questo, che mi ha aiutata ad affrontare la disciplina, le scadenze, le difficoltà, e soprattutto temi nuovi e innovativi per me. Mi hanno portata a confrontarmi con quello che vivevo con maggiore coscienza e ad avere anche la spregiudicatezza di fare scelte non facili in questo momento storico.
il percorso mi ha aiutata a fare scelte non facili in questo momento storico.
I tirocini svolti durante gli anni della formazione mi hanno messo a contatto con realtà diverse: la scuola Waldorf di Torino con i ragazzini delle elementari, la Comunità Alloggio La Monda con persone con disagi psicofisici che necessitano di un ambiente protetto, la Casa Raphael, un centro di cure dove ho compreso che l’anima si ammala a qualunque età, appartenenza sociale e ricchezza culturale.
Tutto il percorso fatto fino ad ora è stato un crescendo: soprattutto l’esperienza di Roncegno è stata molto significativa perché ha attivato in me le forze e una certa dose di spregiudicatezza per favorire l’incontro con la terapia individuale.
Accanto a queste esperienze, negli ultimi anni mi sono sentita chiamata ad intervenire su chi ha meno strumenti, sui più piccoli, sui bambini. Così, sperando di mettere a frutto le competenze acquisite durante la formazione, sono tre anni che trascorro le mie ferie estive in Senegal, dove ho l’occasione di gestire laboratori di pittura rivolti a bambini/e e adolescenti.
L’esperienza con i bambini in Senegal
Per i bambini, usare colori, fogli e pennelli ed avere a disposizione un tavolo spazioso per esprimersi a piccoli gruppi di 10-12 ragazzi/e è un’esperienza completamente nuova e gratificante.
In primo luogo perché non hanno mai incontrato il colore dell’acquarello, né mai tenuto in mano un pennello.
Ma i bambini sono colore e si esprimono subito in totale libertà, come solo loro sanno fare.
I bambini sono colore!
Nei laboratori sperimentano l’ascolto, il riconoscimento. Esprimono gratitudine per quello che ricevono, anche litigando per avere il diritto di aiutarmi a risistemare l’aula di lavoro, al termine di ogni incontro.
Oppure nell’attesa che arrivi il loro turno, stipati dietro le finestre dell’aula, altri cambiano persino strada per poter venire a salutarmi dove sanno essere la mia abitazione: sono generosi nei saluti, ognuno di loro passa, stringe la mano e va. Riconoscenza!
In scala assai ridotta, mi pare di contribuire a realizzare l’obiettivo sociale dell’attività artistica e arteterapeutica: sentirsi parte di una comunità e assumersene autonomamente la responsabilità. Prendere da soli l’iniziativa per migliorarla.
La missione dell’arteterapeuta
Mi sento utile ad aiutare le nuove generazioni di questi ragazzini africani a contare sui propri talenti, a sognare e immaginare un futuro migliore che parte da ciò che ciascuno di loro può fare dentro se stesso e nel proprio territorio, nel senso appunto di “coltivarsi”, e non cadere nella trappola delle immagini che ricevono dalla rete.
Steiner scrive: “L’antroposofia deve richiamarsi a quel che si chiama sviluppo di un io superiore dall’io inferiore” e inoltre “chi vuole comprendere il singolo individuo deve penetrare fino nella sua particolare entità e non rimanere alle caratteristiche della specie”.
Credo che questo pensiero sia il molto moderno e un arteterapeuta dovrebbe averlo scritto nella sua agenda, come monito per andare avanti negli studi antroposofici e svolgere il suo lavoro quotidiano.
Il compito dell’arte è quello di contribuire all’evoluzione culturale umana attraverso la trasmissione da uomo a uomo di sensazioni e di sentimenti così come fanno le parole per esprimere esperienze e pensieri.
Steiner infatti scrive “se l’umanità intende salvarsi dalla non spiritualità uno degli elementi per salvarsi sarà anche l’occuparsi dell’arte. L’antroposofia può condurre a una nuova e vera vita dell’arte”.
(in R.Steiner, Arte e conoscenza dell’arte, Editrice Antroposofica, Milano, 2014, p. 53)
Rita Lavalle (Torino )
Arteterapeuta ad indirizzo antroposofico, storica dell’arte, ha lavorato per anni nella cooperazione internazionale, come organizzatrice di eventi socio-culturali e tutor di laboratori artistici.
Vice presidente dell’associazione culturale Sinergia da alcuni anni sviluppa progetti di formazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con artisti e professionisti di diversi settori, e linguaggi espressivi.
Insieme alla sua attività, Rita continua a formarsi sia nei mestieri dell’arte, pittura, scultura e fotografia, sia nelle tecniche e metodologie psicologiche legate al teatro sociale, alla ludopedagogia.
Le iscrizioni per l’anno accademico 2018-2019 in arteterapia del colore sono aperte!
Consulta la pagina dedicata oppure contattaci per maggiori informazioni o per prenotare fin da ora il tuo colloquio: i posti sono limitati e gli allievi stanno già iscrivendosi.
Se vuoi conoscerci un po’ di più, il 28 e 29 aprile, a Bologna, abbiamo organizzato un open-day appositamente per te!
In quella occasione potrai sperimentare la pittura e anche sostenere subito il colloquio con Carla Borri.
Consulta la pagina dell’evento per ulteriori informazioni.
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